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GMG Rio 2013 - Testimonianze

Atterriamo all’ aeroporto di Rio de Janeiro che è quasi buio nonostante sia tardo pomeriggio e ci viene in mente che qui è inverno. Inverno si fa per dire, per noi cavouresi, ma per i carioca la pioggerellina che ci ha accompagnato nei primi giorni della settimana della GMG è assolutamente eccezionale e, a detta loro, un inverno così non lo si vedeva da anni. Non stentiamo a crederlo quando ripensiamo all’ aria condizionata del pullman che dall’ aeroporto ci ha condotti alla parrocchia, una brezza che ci fa presumere che solitamente a Rio vi sia un gran caldo.  Una breve sosta a Casa Italia per ritirare il kit del pellegrino ed eccoci finalmente a quella che per l’intera settimana è stata la nostra “casa”, la Parrocchia di Nossa Senhora da Conceiçāo.

Ad attenderci troviamo decine e decine di ragazzi gioiosi, donne e uomini di ogni età che frequentano la parrocchia e ultimo, ma non per importanza, il simpatico prete cantante, Padre Barnabeu.

Ecco, in estrema sintesi, come ha avuto inizio la nostra avventura brasiliana; da quel momento una sequenza ininterrotta di emozioni e di esperienze si sono succedute e quando ora ripensiamo al Brasile non possiamo non sentire una grandissima nostalgia.

La settimana è stata densa di appuntamenti e proposte spirituali e di incontro. Oltre alle catechesi mattutine che si svolgevano per gli italiani nella nostra parrocchia adottiva, gli appuntamenti a Copacabana sono stati entusiasmanti, la gioia dei brasiliani contagiosa ed i messaggi rivolti a noi giovani non solo dal Papa, hanno indicato una via chiara da seguire “Lasciarsi amare da Cristo ed essere i testimoni di cui il mondo ha bisogno”. Un messaggio forte e incisivo che, accostato allo stile di Papa Francesco, ci invita ad essere rivoluzionari nella nostra quotidianità e di fronte alle difficoltà che incontriamo.

“Andate, senza paura, per annunciare”  sono le tre parole chiave con cui Papa Francesco ci ha congedati nell’omelia della Messa di domenica 28 Luglio: tre parole che racchiudono un invito a mettersi in cammino ogni giorno alla ricerca della luce, camminare con fiducia e senza esitazione, lasciandoci condurre dalla forza dell’amore e dalla certezza che l’amore di Dio vinca in ogni occasione. “Andare”, “partire”, richiede coraggio e quando il viaggio significa uscire da noi stessi, dal nostro mondo, dalla nostra visione della realtà, dai nostri problemi e dalle nostre abitudini per andare verso gli altri e soprattutto verso chi è lontano non solo geograficamente, il risultato non è garantito. Come ha sottolineato il Vescovo in una catechesi mattutina, l’uomo moderno a volte sembra si sia rinchiuso in una gabbia ed abbia buttato via la chiave. L’invito è quello di aprire gli orizzonti, comprendere ed ascoltare nel silenzio, ma senza cadere nell’individualismo. E non dobbiamo aver paura, dobbiamo piuttosto cercare di comprendere il valore della fiducia in Dio nella vita di tutti i giorni. “Senza paura” ci fa comprendere nel profondo come ogni giorno che questa vita ci dona sia un invito a crescere, anche quelle giornate che non vanno esattamente come vogliamo noi, se solo sappiamo osservarle, forse hanno qualcosa da farci vedere e capire.  Ed ecco la meta, l’obiettivo del nostro viaggio: “annunciare”. L’annuncio che è molto di più e va molto oltre le parole, molto oltre la comunicazione superficiale a cui sovente facciamo l’abitudine. L’annuncio presuppone anzitutto l’ascolto e se pensiamo che Dio vive in ogni nostro fratello, per annunciare dobbiamo essere anzitutto capaci di ascoltare l’altro, comprendere e donare il nostro amore.

Questa in estrema sintesi ciò che abbiamo ascoltato, ma soprattutto vissuto in questa Giornata Mondiale della Gioventù. Possiamo dire di aver incontrato tanti volti e poche maschere, accoglienza che si traduce in abbracci spontanei e porte spalancate senza vuoti ed inutili formalismi, desiderio di comunicare non solo parole e soprattutto capacità di condividere la gioia di vivere.

Un’esperienza indimenticabile non solo per l’aspetto spirituale, le golose scimmiette che abbiamo incontrato nei rigogliosi parchi della città, il panorama mozzafiato che abbiamo potuto godere dal Pan di Zucchero, la gioia, i balli e la musica di Copacabana, sono stati una maestosa e preziosa cornice che ha colorato le nostre giornate. Il Cristo Rendetore che tutti, chi prima, chi dopo qualche piccola deviazione, abbiamo raggiunto sul monte Corcovado, è il simbolo più veritiero dell’accoglienza e del calore di cui abbiamo fatto esperienza in tutto il nostro viaggio. Le sue enormi braccia spalancate sono un invito a ricordarci che abbiamo un Padre pronto ad abbracciarci.

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