Lo sport Cristiano

Giovanni Paolo II ha dato un grande contributo per lo sviluppo della visione cattolica dello sport. Essendo il continuatore sul campo di rinnovamento della Chiesa, iniziata dai suoi predecessori – Giovanni XXIII e Paolo VI- come anche arricchendola con le proprie esperienze e pensiero, ha creato una base scientifico-educativa per lo sport. Nei vari settori, ontologico, antropologico, assiologico e etico – teologico.

Le sue catechesi sul tema della teologia del corpo sono il massimo degli sforzi per una giusta posizione del valore della persona e sostegno a quelli che cercano di riabilitare questa posizione nelle categorie della cultura, e spesso anche di pura biologia. Il corpo – come l’oggetto dell’interessamento delle scienze sulla cultura fisica – nell’insegnamento di Giovanni Paolo II ha conquistato una nuova, positiva dimensione. Riaffermando l’insegnamento del Concilio Vaticano II, è stato introdotto nella nuova sfera dei più alti valori cristiani. Nella sfera del sacrum.

" il corpo si manifesta in tutti i fondamentali momenti dell'essenza umana: si manifesta nel momento della incarnazione, c’è all’inizio della storica sorte dell’uomo, legata all’albero della conoscenza del bene e del male, si manifesta nell’alternativa della sua morte e immortalità. Dall’altra parte è la condizione della procreazione del genere umano, decide l'infinita diversità dei singoli come degli individui, rende l’uomo simile a Dio e partecipa nell’atto della redenzione e della risurrezione, e soprattutto partecipa nel ruolo creativo dell’uomo verso il mondo” (Z. Krawczyk, Ontologia del corpo, in: Filosofia della cultura fisica.I concetti e i problemi, Warszawa 1990). Giovanni Paolo II avendo capito la santità del corpo umano e del suo ruolo nella vita di ogni uomo, il bisogno dello sviluppo della condizione umana, faceva la promozione della cultura fisica con la propria autorità. Ha visto nello sport la possibilità di valorizzare il corpo umano nella dimensione ontologico - umanistico, però non edonistico. “Consapevoli del potenziale educativo e spirituale dello sport, i credenti e anche la gente di buona volontà dovrebbero unirsi nella lotta contro qualsiasi deviazione, che possono intromettersi in esso, vedendo in essi un ostacolo per un completo sviluppo della persona e per la gioia della sua vita. È necessario difendere il corpo umano da vari attentati alla sua integrità, da qualsiasi sfruttamento e da idolatria”. Il Papa si rendeva conto, che lo sport è molto importante nella dimensione dello sviluppo della persona umana, che integra la sua anima e il corpo, anzi è lo scopo della sua degradazione e deumanizzazione. “Lo sport è sicuramente una delle importanti manifestazioni, capace di trasmettere i profondi valori umanistici e spirituali, se viene praticato nello spirito di rispetto verso le regole; può però contrapporsi alle vere regole e scopi, se serve agli interessi estranei ai suoi principali, i quali non rispettano il centrale ruolo della persona umana. Purtroppo abbastanza numerosi – e forse sempre più visibili – sono le manifestazioni della crisi, che spesso minaccia i valori fondamentali etici dello sport. Accanto allo sport, che aiuta l’uomo, esiste lo sport che danneggia la persona umana, accanto lo sport che nobilita il corpo umano, esiste lo sport, che lo umilia e tradisce; accanto allo sport che serve agli alti ideali, c’è anche lo sport che si prodiga solo per il guadagno, accanto allo sport che unisce, esiste lo sport che divide” (28 X 2000 – Giubileo degli Sportivi, Aula Paolo VI).

Allo scopo della giusta promozione dello spirito dello sport, ad agosto 2004 Giovanni Paolo II ha creato in Vaticano il dipartimento dello sport. In questo modo voleva sottolineare il suo significato. Ha espresso la speranza, che il nuovo dipartimento lavorerà allo scopo “…della promozione dello sport, come una parte della cultura e instancabile elemento dello sviluppo della persona umana al servizio della pace e della fraternità”. Lo sport trova una posizione significativa sia sul livello personale, come anche globale, come hanno scritto nella dichiarazione pubblicata al Vaticano. “È un sistema nervoso del mondo di oggi e un nuovo campo della azione della Chiesa. La Chiesa, che ha sempre manifestato l’interessamento per gli importanti aspetti della umana coesistenza, senza dubbio si deve voltare anche verso lo sport, che è il campo per la nuova evangelizzazione. ( Vaticano, agosto 2004)

Prendendo questa iniziativa del suo predecessore, il Papa Benedetto XVI si è rivolto a tutti i calciatori, perché promuovano il calcio come lo strumento per l’unificazione dei popoli e delle culture. Parlando agli esponenti della UEFA e alla Federazione Italiana del Calcio, che partecipavano in una delle udienze di mercoledì sulla piazza di San Pietro, il Papa ha ricordato tra le altre cose, che “ il calcio, se viene praticato con le regole, diventa lo strumento della educazione, e il portatore degli importanti valori internazionali, come anche spirituali”. Benedetto XVI continua la tradizione di Giovanni Paolo II, ricevendo durante le numerose udienze dei calciatori e altri sportivi, trasmettendo loro così un cristiano messaggio dello sport, come anche il significato della persona umana e la sua dignità per lo sviluppo della cultura fisica. Fino ad oggi, dal 2005, allo stadio Flaminio a Roma, si giocavano i tornei dedicati a Karol Wojtyla, che facevano parte dei progetti della Federazione Calcistica Italiana. Lo scopo di questi tornei era, trasmettere il messaggio di Giovanni Paolo II, il Quale portava verso una pacifica convivenza di tutte le confessioni religiose e di diverse culture.

“ Il potenziale nascosto nello sport, fa si che lui è un particolare e importante strumento, dell'integrale sviluppo della persona umana, come anche un fattore indispensabile nel processo della costruzione della società più umana. Il sentimento della fraternità, la magnanimità, onestà e il rispetto verso il corpo – che di sicuro è un’indispensabile virtù di ogni persona sportiva – contribuiscono alla costruzione della società, dove il posto degli antagonismi ricopre la rivalità sportiva, dove si dà più grande valore all’incontro che al conflitto, onesto combattimento che cattivo confronto. Lo sport inteso così, non è nè lo scopo ma il mezzo: può diventare un fattore per la costruzione della civilizzazione e al servizio di un vero divertimento, rianimante delle persone per mostrare i loro lati più belli , e scappare da qualsiasi cosa che può minacciare e provocare i danni a loro stessi e altrui”. (28 X 2000 – Giubileo dello Sportivo, Aula Paolo VI) . L’uomo in questo modo (lo sport) può avere il ruolo creativo verso il mondo, non soltanto attraverso la procreazione del genere umano, ma anche attraverso la costruzione della civiltà della fraternità, della società pacifica, attraverso la partecipazione nell’atto della redenzione e della risurrezione. Grazie al corpo, che qui è una congiunta tra quello che è materiale e quello che è spirituale, l’uomo si presenta come gratificato con il dono del mondo e il mondo con il dono dell’uomo. (cfr. Giovanni Paolo II Maschio e femmina li creò. La salvezza del corpo e sacramentalità del matrimonio,Lublino 2008)

Coll. Angelika Metzger
Centre for Thought of John Paul II

Go to top